
Ciclismo: ct azzurro Villa 'credo in nostri atleti e movimento'

"Pista donne? Gruppo che può raggiungere massimo a Los Angeles"
"Credo nei nostri atleti e nel nostro movimento'". Parola di Marco Villa, ct della Nazionale professionisti e della pista femminile in comproprietà con Diego Bragato. Come pensi di impostare il lavoro nei prossimi mesi e quale sarà il tuo metodo di lavoro? Sarà un lavoro di conoscenza degli atleti ma soprattutto di dialogo con i Team di riferimento, con i direttori sportivi e i singoli preparatori. Un dialogo che ho sempre considerato fondamentale per conoscere le intenzioni degli atleti, il loro percorso di avvicinamento agli appuntamenti e la condizione atletica". Villa dice la sua sul livello del movimento professionistico italiano in questo momento: "Siamo sempre stati una nazione da rispettare. Campionati continentali non sono mancati negli anni e nemmeno vittorie e piazzamenti prestigiosi nelle classiche. Abbiamo anche molti giovani scelti da squadre World Tour e altrettanti in squadre italiane che stanno lavorando molto bene. Tutto questo aiuta a far crescere il movimento. Ci dobbiamo credere tutti su questo aspetto, perché per migliorare bisogna avere la convinzione delle nostre potenzialità e capacità". Cosa manca per essere al pari dei paesi leader? "Sarebbe bello avere più risorse economiche dagli sponsor, aziende che ritornino ad investire nel ciclismo. Una volta trovate le risorse abbiamo tante persone capaci, con tanta passione in grado di riportarci ad essere una Nazionale di riferimento." - CT dei pro e della pista donne: in qualche modo si è raddoppiato l'impegno. Con quale spirito affronti queste sfide? "Sempre con lo spirito di volere fare bene. Con le donne pista sono contento di poter portare a termine un lavoro iniziato tre anni fa che - spiega Villa - può raggiungere la massima espressione a Los Angeles. Abbiamo un gruppo che merita tutta la nostra attenzione. Per quanto riguarda il ruolo di CT professionisti, è sicuramente una sfida di prestigio. Voglio credere nei nostri atleti. Come ho già detto siamo sempre stati protagonisti anche nelle gare a tappe. Nibali è stato un nostro degno rappresentante e non è molto che ha smesso. D'altronde il ciclismo si è globalizzato. Pochi anni fa il giro è stato vinto da un canadese.. Slovacchia prima, Slovenia adesso, paesi che fino a poco tempo fa non esistevano nella geografia del nostro sport, dominano con dei fuoriclasse. Dobbiamo applaudirli, ma noi col nostro movimento, non siamo mai stati lontano ed assenti".
K. Berger--BTZ